di Paolo Wilhelm
Potenti e imprevedibili. Chiedete a chiunque di definire in poche parole le qualità rugbistiche delle Isole Fiji e immancabilmente dirà queste due cose. Che a pensarci bene significano forza e genialità, quindi un mix di quelli che avercene… però i figiani a queste due qualità aggiungono un atteggiamento tattico piuttosto anarchico e una condotta di gioco molto “borderline” con la scorrettezza. Il che scompagina parecchio il tutto. Aggiungiamo poi una touche non proprio esaltante e un gioco in mischia da sempre abbastanza deficitario – anche se in questo tour europeo i pacifici hanno fatto notare miglioramenti indiscutibili in questa fase – e allora cosa ne viene fuori? Partite con punteggi piuttosto elevati, picchi di gran gioco ,ma anche improvvisi momenti di rilassamento mentale, quando non di black-out veri e propri.
Tutto facile allora? Affatto. Perché il test-match che “l’Italia non può perdere” (http://gianmariobonzi.blogspot.com/2010/11/rugby-appunti-sparsi-su-italia.html) potrebbe tranquillamente non vincerlo. Perché le Fiji sono forti e sono comunque davanti nel ranking mondiale (due posti). Perché solo una settimana fa hanno costretto il Galles a un pareggio casalingo in quel di Cardiff, quello stesso Galles che buttarono fuori dalla prima fase del Mondiale 2007 con un incredibile 38 a 34 che ancora brucia come il fuoco sulla pelle dei dragoni. Che pure toccano ferro, perché ritroveranno i figiani anche tra un anno in Nuova Zelanda: sono infati nello stesso girone della Coppa del Mondo. A Modena quindi potrebbe andare male, anche se gli azzurri hanno le carte in regola per superare l’ostacolo.
Non sarà semplice, tutto qua.Un po’ come pronunciare quei nomi, autentici scioglilingua: a esempio il terza linea Koyamaibole o il centro Lovobalavu. Per non parlare di Talemaitoga, tallonatore titolare a Modena. Non invidiamo i telecronisti. E meno male che non ci sarà Rupeni Caucaunibuca, e non solo per il nome. Trattasi infatti di uno dei tre-quarti più potenti in circolazione, ma allo stesso tempo uno che potrebbe tenere un master di “cassanate” allo stesso barese. Tanto talento, ma una testa…
Cosa dire delle Isole Fiji? Che in realtà la loro tradizione è forse più legata al rugby a 7 che a quello a 15. D’altronde provate a mettere assieme rose di 30 giocatori circa in un paese di 850mila abitanti disseminati su 322 isole e isolotti (meno di un terzo quelle abitate). Più facile giocare quindi nella versione a 7: la velocità e l’imprevedibilità così tanto proverbiali dei figiani arrivano da qui. E nella bacheca della federazione questa versione “ridotta” della palla ovale ha portato due Coppe del Mondo e un trionfo nelle World Series, mentre nel rugby a 15 ci si ferma a due partecipazioni ai quarti di finale.
La fondazione della locale federazione risale al 1913 (e primo presidente fu un operaio neozelandese, Paddy Sheehan che era arrivato sull’isola di Suva per partecipare alla costruzione di un grande albergo. Nella sua città natale, Dunedin, era il capitano della squadra di otago), ma l’arrivo del gioco del rugby anche in questo angolo di Oceano Pacifico è ben più antico: diventano colonia inglese nel 1874, l’introduzione del gioco è negli anni immediatamente successivi. Le prime notizie di una partita regolare, beh più o meno, risalgono al 1884 quando a Ba sull’isola di Viti Levu si affrontano soldato britannici e locali. Nel 1904 il primo torneo di club, ma la prima gara ufficiale della nazionale è proprio del 1913, contro la Nuova Zelanda, ma quella squadra in realtà era formata da soli giocatori bianchi. In pratica soldati e amministratori di stanza su quelle isole. Gli all blacks vinsero 67 a 3. Nove anni più tardi la prima partita internazionale, con quasi tutti i giocatori “indigeni”: Samoa-Fiji, giocata all’alba del 18 agosto 1924, per permettere ai giocatori di casa di andare poi a lavorare. Leggenda vuole che in mezzo al campo ci fosse una palma.
Questi i primi passi. Un’ultima cosa. Al pari di tute le squadre dell’Oceano Pacifico anche le Isole Fiji hanno la loro danza, che viene eseguita sin dal 1939 (tour in Nuova Zelanda) prima delle partite. Non è celebre come la haka neozelandese, ma tant’è. Si chiama Cibi (pronuncia “thimbi”), mentre i samoani hanno la Siva Tau e Tonga la Kailao. Merito o meno della Cibi, quella squadra è a tutt’oggi l’unica nazionale ad aver fatto un tour nella terra dei maori uscendone imbattuta: sette vittorie e un pareggio.
-Fiji, giocata all’alba del 18 agosto 1924, per permettere ai giocatori di casa di andare poi a lavorare. Leggenda vuole che in mezzo al campo ci fosse una palma.
Per saperne di più su:
Italia-Argentina (http://gianmariobonzi.blogspot.com/2010/11/rugby-considerazioni-varie-su-italia.html).
Celtic League: (http://gianmariobonzi.blogspot.com/2010/11/rugby-il-punto-sulla-celtic-league.html).
Se volete potete lasciare ogni tipo di commento nell'apposito spazio, qua sotto il post!
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