domenica 24 ottobre 2010

Soelden: in attesa di Max&Co., un bell'inizio per l'Italia

Come hanno detto tutti, un podio per cominciare va bene. Molto bene, aggiungo, considerati gli errori di Manuela Moelgg nei 30'' iniziali della prima manche, quelli a metà tracciato di Nicole Gius, il ritmo cercato, ma non trovato, da parte di Giulia Gianesini e Federica Brignone sempre nella prima manche, il tutto tra le dieci e le 11 del mattino, sabato. Dopo, dalle 13 in poi, è stata un'altra storia. Il Rettenbach, comunque, lascia sempre un sapore agrodolce in bocca: avrebbe tutto per essere una pista bellissima, di fatto è così, ma quei 15-20 secondi finali in piano che portano gli atleti praticamente fermi al traguardo proprio non li digerisco. Di più, mi fanno salire la bile. Perché sono troppi, non per altro.

                                                             Manuela Moelgg

Comunque, la seconda manche di ieri ha dato sicuramente lustro all'esordio stagionale della Coppa del Mondo, perché è stata spettacolare. Il risultato, in parte, era atteso. Sia perché la squadra tedesca nelle discipline tecniche ha già mostrato il suo valore nella scorsa stagione, sia, soprattutto, perché Riesch e compagne hanno potuto provare il pendio di Soelden, assieme alle austriache, ben prima delle altre atlete. Uno scambio di favori che probabilmente verrà restituito prima dei Mondiali di Garmisch e che va decisamente sottolineato. Bisognerebbe chiedersi, però, come sarebbe andata a finire se anche le nostre Karbon, Alfieri, Marsaglia e compagnia avessero potuto godere di un simile privilegio. Tant'è.

Seconda manche spettacolare, sì', per le rimonte messe in atto da Rebensburg, Moelgg, Maze, Brignone, Worley, Marmottan (miglior risultato in carriera eguagliato), Mancuso, Vonn, per la semplice "visione" della giovane Hector, già vista in azione ai Mondiali Junior delo scorso anno (classe '92, la svedese si farà. Eccome), per il ritorno di Lara Gut. A dicembre sarà lassù, a lottare per il podio.

Personalmente, non l'ha sottolineato nessuno, sono rimasto impressionato da Irene Curtoni: pettorale 28, debilitata da un lunghissimo virus influenzale, quindi di fatto senza fondo, con poca preparazioni alle spalle, la valtellinese, per 3/4 di una manche, la prima, ha sciato come mai l'avevo vista tra le porte larghe. Certo, forse senza quel benedetto piano finale si sarebbe qualificata anche lei per la seconda, non lo sapremo mai, ma resta la bellissima impressione mostrata. E' un'altra carta azzurra notevole da giocare nel mazzo delle gigantiste.

Sono sicuro, sicurissimo, che il nono podio in carriera, senza vittorie, di Manuela Moelgg l'ha resa, in realtà, solo stra-felice. Bastava guardarla al parterre. Ci sarà tempo per pensare che con questo terzo posto la splendida sorella di Manfred diventa primatista di tutti i tempi in solitaria dei piazzamenti fra le prime tre senza vittorie, staccando la polacca Malgorzata Tlalka, l'austriaca Veronika Wallinger Stallmaier e la slovacca Veronika Zuzulova, fermatesi a otto. E' bello invece sottolineare la grinta che ha messo nella seconda manche, dopo gli errori della prima, nonostante i problemi alla schiena, e i pochi (ma buoni) giri in pista in allenamento. Certo, vista sciare sul ripido meglio, e di gran lunga, di chiunque altra, resta un dubbio: se perdesse un pochino meno sul piano e azzeccasse due manche come la seconda sul Rettenbach, ci sarebbe storia nei giganti di Coppa del Mondo?

Un grande abbraccio a Denise Karbon, uscita attaccando, credo non debba avere rimpianti, ad Aspen magari si prenderà quello che due anni fa era suo e che poi ha lasciato alla Worley; e a Camilla Alfieri, caduta senza conseguenze. Mi è piaciuta molto Federica Brignone, che tra l'altro si è difesa meglio sull piano che sul ripido. Ovviamente parlo della seconda manche, mentre nella prima mi ha dato l'impressione di non voler rischiare troppo vista la poco fiducia che aveva in sé stessa dopo le prove in allenamento. Invece ha dimostrato di essere un cavallo da gara. Di razza. Ora l'aspettiamo in slalom, può fare grandi cose anche lì. Lo dicono gli allenatori.

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