martedì 23 novembre 2010

Rugby; appunti sparsi su Italia-Australia (e quello che girava attorno)

di Paolo Wilhelm

- I primi dieci minuti australiani

Paurosi. Una squadra che sa cosa fare, come farlo e con un tasso di spettacolarità elevatissimo. Un connubio di tecnica e potenza raro, soprattutto in un gruppo dall’età media così bassa. (http://gianmariobonzi.blogspot.com/2010/11/rugby-litalia-prova-saltare-i-wallabies.html) Forse il miglior rugby che al sottoscritto è capitato di vedere dal vivo negli ultimi 2/3 anni. Attacchi continui, con fasi che sembravano infinite, e mentre i nostri cercavano di arrabattarsi alla meglio riposizionandosi in maniera non sempre perfetta, il XV in maglia gialla sembrava facesse la cosa più semplice e naturale del mondo. Fortunati, ma anche bravi, gli azzurri a limitare in qualche modo i danni. Dopo dieci minuti erano sotto di 10 punti, ma poteva andare molto peggio.


 - La difesa azzurra

Se si giudicasse una squadra solo da come difende saremmo tra i primi tre o quattro al mondo. Dopo quei dieci minuti è come se Castrogiovanni e suoi compari avessero scavato un solco  a tre metri dalla linea di meta e detto ai wallabies: di qui non si passa più. Che poi è quello che è successo, perché dopo la meta di Mitchell nella primissima fase della partita gli australiani sono andati a punti solo con i calci piazzati (e per 36 minuti, praticamente un intero tempo) non hanno proprio segnato. Certo, c’è anche la meta (http://gianmariobonzi.blogspot.com/2010/11/rugby-considerazioni-varie-su-italia.html) allo scadere di capitan Elsom, ma quello è un gentile omaggio della nostra mischia nell’unico vero errore in 70’ minuti di gioco. I nostri avanti hanno annichilito i loro colleghi, se solo migliorassimo nella fase propositiva… Bravi.

 
- Gli australiani che calciano da oltre metà campo e che festeggiano una mischia fermata per un fallo

La fotografia di come è cambiata la partita dopo i dieci minuti iniziali la danno due episodi nella prima parte del secondo tempo (il momento migliore degli azzurri). Il primo riguarda una mischia in posizione centrale, nei 22 metri australiani. L’Italia sta spingendo e costringendo gli avversari sulla difensiva. Di più: non riescono a uscire dalla loro metà campo. La mischia dicevamo. I wallabies non ce la fanno a far indietreggiare il pacchetto azzurro. Fanno cadere la mischia un paio di volte rischiando il fallo, ma la punizione alla fine viene fischiata contro l’Italia. Perché? Non si capisce bene, forse un fallo di Castro. Quello che è certo è che tutti e quindici i giocatori australiani vanno a festeggiare la loro prima linea come una qualsiasi squadra di pallavolo dopo un punto. Già , ma questo non è volley, è rugby. E quel gesto non è normale, ma il suo significato è chiaro. Pochi minuti dopo: fallo oltre metà campo a favore degli ospiti che nello stupore generale decidono di calciare (e realizzano pure…). In condizioni normali quella palla l’avrebbero giocata nove volte su dieci, ma i wallabies hanno capito che non si passa più e fanno le formiche, portando a casa punti ogni volta che possono.

- Edoardo “Ugo” Gori

Diciannove anni, di Prato, mediano di mischia, non giocava da sette mesi. Poi la convocazione in nazionale, fortissimamente voluta da Mallett, e il debutto – da titolare – praticamente a casa sua e contro una delle due/tre squadre più forti del mondo. Per lui più di un sogno realizzato. Un’ottima prova – ottima l’intesa con Orquera – che fa ben sperare per il futuro, “condita” da una dozzina di placcaggi. E la serenità e la consapevolezza di aver mancato quello che più contava, quando a fine partita dirà: “La prima meta australiana è colpa mia, era il mio uomo, dovevo placcarlo”.  La tranquillità nel dire che per una settimana non è riuscito a dormire. Ah, perché “Ugo”? La mamma, quando andava al campo per riportarlo a casa lo chiamava a gran voce, ma al nome di Edoardo si giravano in tanti. Con Ugo invece non si girava nessuno. 


- Il papà di Gori
I suoi incitamenti al figlio dalla tribuna li hanno sentiti fino a Bologna. Quando si dice l’orgoglio paterno…

- I giovani azzurri
Gori e Benvenuti, certo. Ma anche un Derbyshire in crescita e uno Sgarbi che è già una certezza: sabato forse il migliore del nostro XV. Senza dimenticare Bocchino e gli altri. Questa nazionale ha già un futuro.

- Quade Cooper
Un funambolo, una gioia per gli occhi. Dicono che troppo spesso giochi per se stesso e non per la squadra. Vero. Però con la palla ovale sa fare robe che voi umani…

- I fischi zittiti
A un certo punto, a metà del secondo tempo, Barners sta per battere un calcio piazzato. Nel silenzio generale qualcuno si mette a fischiare, subito subissato da improperi ed energici inviti al silenzio da parte del resto dello stadio. In tribuna stampa vicino al sottoscritto c’è il corrispondente di una radio nazionale. Lui di solito segue il calcio e dice: “Certo che l’ambiente di questo sport è proprio un’altra roba”. Già (http://gianmariobonzi.blogspot.com/2010/11/rugby-sabato-italia-argentina-scopriamo.html).

-  Il Treno dei tifosi
Bella iniziativa. Vagoni pieni e aria di festa: pane e salame, vino e birra ovunque. Quella di Firenze è stata un’anteprima e per il Sei Nazioni si bissa e si sdoppia: uno partirà da Milano e uno dal Veneto.

- Ribolliti, vino e finocchiona
Ultimo capitoletto dedicato alla partita tra la squadra dei giornalisti, i Ribolliti Firenze, i Cavalieri San Giorgio e i Veterans di Colleferro: si è giocata sabato mattina al “Padovani”, a due passi dallo stadio, su un campo in condizioni simili a quello della leggendaria scapoli-ammogliati di fantozziana memoria.  Uno 0 a 0 (la partita perfetta?) concluso da un terzo tempo su cui già circolano leggende.

http://gianmariobonzi.blogspot.com/2010/11/rugby-il-punto-sulla-celtic-league.html 


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3 commenti:

  1. Almeno non sono l'unico che nota questi giovani,da quello che si legge nei giornali o su internet sembra che non c'e' un destino per la nostra nazionale

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  2. E invece....
    Cmq a breve ti risponde Paolo, lui è l'esperto di rugby! Ciao e grazie!

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  3. Immodestamente potrei dire: "Caspita, le stesse cose che avrei detto io!"
    Molto più modestamente, e realisticamente, dico: "Caspita, se anche lui pensa queste cose forse sono sulla strada giusta"
    :-)

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