venerdì 8 ottobre 2010

Volley: Mondiali, deja-vu Italia-Brasile. Do you remember?

Ero arrivato al punto di scommettere con il fratello maggiore, di ben 13 anni più grande. "L'ultima palla la dà a Lucchetta, vedrai". Vero. Infatti la vinse lui la scommessa, perché l'aveva detta lui, quella frase, io, giovane ingenuo, avevo puntato tutto su Lollo Bernardi... Il 26 ottobre 2010 saranno 20 anni, ne avevo compiuti da poco 14, allora, il 1990, Italia-Brasile 3-2 (un risultato che è un destino, calcio o pallavolo che sia...) al Maracanazinho, beato chi c'era, semifinale Mondiale. LA semifinale, direi. Dopo, magari, è diventato tutto quasi previsto, un'altra storia, un'altra gloria. Prima, qualcosa di solo sperato, per anni, come quell'Europeo vinto in Svezia, nel 1989. "L'Italia è campione d'Europa di pallavolo?!?! Ma dai??". Già, di lì a poco avrebbe conquistato il mondo. E più volte.


Il Mondiale in Brasile, la semifinale con i padroni di casa, 20.000 persone da zittire. Ma ve la ricordate o no? Uno di quegli eventi, per fortuna sportivi e non tragici, che ti fanno tornare alla memoria tutto, dov'eri (per l'appunto, io a casa in famiglia, voi?), con chi, cosa stavi facendo mentre il capitano e centrale azzurro, poi miglior giocatore di quella rassegna iridata, metteva giù il pallone del 15-13 nel tie-break conclusivo, servito da Tofoli. Beato fratello.... E beato Brasile, che non in realtà non aveva mai vinto nulla di grande nella pallavolo, ma era favorito. Dopo, si sarebbe preso molte rivincite, ma molto dopo, diciamo due lustri almeno.



Ma ho divagato. Torniamo al Maracanazinho. Probabilmente lì tutti abbiamo pensato "è fatta, questo Mondiale lo vinciamo", nonostante ci fosse di mezzo ancora una finale, con Cuba, e che Cuba, visto che ci aveva appena asfaltato (0-3) nella prima frase (ah, Despaigne, che giocatore...). Ma è stata quella, la semifinale, la partita rimasta impressa nella memoria collettiva. Nell'epoca del cambio palla, del libero di là da venire, dei 7 minuti per fare un punto, ma, soprattutto, in quell'epoca in cui la pallavolo diventava, come una seconda manche qualunque di Alberto Tomba alla domenica, magari dopo la messa e prima dell'immancabile lasagna domenicale, un rito collettivo. Bei tempi.

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